Caere Vetus fu una delle più potenti città etrusche, collocata come molte altre su un pianoro tufaceo circondato da fossi. Aveva un suo porto, Pyrgi, dal quale si lanciava nel Mediterraneo, per dominare con i suoi commerci. Secondo il geografo greco Strabone, Caere fu fondata originariamente da greci della Tessaglia che la chiamarono Agylla.
Ebbe un rapporto contrastato con Roma: le fu alleata nella guerra contro i Galli all’inizio del IV secolo a.C., mentre all’inizio del III prese parte alle guerre etrusco- romane, subendo una pesante sconfitta che ebbe come conseguenza la confisca di gran parte del suo territorio. Ciò non impedì a Caere di essere fiorente per molti secoli ancora e di sopravvivere fino all’alto Medioevo, quando epidemie e invasioni spinsero la popolazione a spostarsi sullo sperone tufaceo in cui si trova attualmente Cerveteri.
Conosciamo poco della città dei vivi, ma quella dei morti ce la racconta, grazie all’imitazione che le tombe facevano degli interni domestici, con suppellettili, oggetti, arredi. Migliaia di tombe di tipologie diverse a seconda delle epoche, “a pozzetto” (IX-VIII sec. a.C.), “a camera” (dalla fine dell’VIII) e “a dado” (dalla fine del VI), fanno delle necropoli di Cerveteri un’enciclopedia di usi e costumi, arte e pensiero, tecniche costruttive e urbanistiche della civiltà etrusca.
In particolare la Banditaccia è stata nominata sito Unesco, perché con le sue monumentali tombe a tumulo, che in alcuni casi raggiungono i 30-40 m. di diametro, alcune scavate nel tufo, altre costruite, si presenta come una vera città, attraversata da una magnifica via, che ovviamente è stata chiamata “via degli inferi”. Cerveteri ha inoltre alimentato i maggiori musei etruschi di ogni genere di capolavori. Da qui provengono i sarcofagi degli sposi risalenti al VI sec., oggi al Museo nazionale etrusco di Villa Giulia a Roma e al Louvre di Parigi.
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